« William Blake es uno de los hombres más extraños de la literatura.
Fue el menos contemporáneo de los hombres. »
J. L. Borges
Eterna la tensione degli umani verso Dio-padre. Delude. Ci si crede. Evapora. Lo si restaura al cuore dell’essere, nella politica. Al meglio, se ne fa a meno per servirsene[1]. Al peggio, dalla nostalgia del patriarcato si finisce con i nazionalismi, i razzismi, di cui quello nei confronti del godimento femminile, « al di fuori del meccanismo dell’edipo »[2], è il paradigma. Dio, Padre, Patriarcato, Patria, « un mare di funzioni, di disfunzioni, di funzionari e di criminali »[3]. Identità e Woke. Suolo e Confini. Manipolazione della Legge e Senza Legge. Potere e Guerra. Mafia e Papa. Silenzio e Chiesa. Si avanza tra realizzazioni di distopie. Blade runner sarà obsoleto, come già nel 1982, se pensiamo al debito che Ridley Scott deve non solo a Milton e Mary Shelley ma a Blake. Da America. Una profezia, Fiery the angels rose, mutuato in Fiery the angels fell, fa da incipit al film. Un mondo nuovo : per i puritani di Blake, l’America; per gli americani del distopico 2019, le colonie a venire. Blake ispira la Beat generation. Patti Smith canta Tyger. Allen Ginsberg legge a ritmo sfrenato. Tigre, emblema del cinismo umano, a cui Blake domanda: « Ch’ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria ? »[4].
Contro la propaganda della cultura elegante di Oxford e Cambridge, Blake non partecipa al Dissent razionalista che passava dal trinitarismo al deismo. Altri impulsi controilluministi lo guidano verso l’« antirazionalismo che prendeva le forme dell’illuminazione, dei rituali massonici »[5]. Genio atipico, collerico, melanconico, mistico esprit revolté, come lo definisce Daniel Thierry[6], i sui genitori avevano colto che non avrebbe fatto un normale iter scolastico. Contro il capitalismo, il possesso del matrimonio, propulsa i diritti delle donne, concepisce i legami amorosi basati su emozioni e pulsioni. « Liberty boy, […] fedele ‟Figlio della libertà” »[7], afferma di chi respinge il desiderio, che il suo desiderio è troppo debole. I maestri : Dürer e Michelangelo.
Studioso dell’Antico e del Nuovo testamento, aborre il moralismo della Chiesa : « Con le pietre della Legge hanno alzato Prigioni; coi mattoni della Religione, Bordelli »[8]. Suo Dio è Satana, malvagio torturatore ancor più che uccisore. Dio geloso, che abbandona – « no father was there »[9] – e di cui traccia opere e nomi. Urizen, uno dei nomi dell’« architetto divino» . Varie le ipotesi etimologiche : your reason, ragione; orizon, dal greco orizo, delimitare – « la Ragione non è che il confine o il cerchio esterno dell’Energia »[10]. Questa la sua visione ciclica dell’esistenza, dove le ombre dell’Esperienza generativa gravano sull’innocenza luminosa e la realtà umana è unione apocalittica degli infiniti e dei contrari, di cui Dio è l’unità.
Poeta, incisore, incide unitamente scrittura e disegno in equilibrio tra verbo e immagine. Non raffigura ciò che vede ma « attraverso gli occhi », grazie a visioni terrificanti, sin da bambino. « La sua facoltà di vedere o piuttosto la sua incapacità di non vedere ogni cosa terrestre se non come simbolo di una spirituale realtà avrebbero [una]spiegazione ereditaria »[11] : la visionarietà della nonna celtica. Anche il fratello Robert vi ha contribuito : da morto gli parla di notte. Gli è debitore della sua metafisica : « Io odo i suoi consigli e anche ora scrivo ciò che mi detta »[12].
To nobodaddy. A babbonemo[13], così traduce Ungaretti, che ha dedicato « sette lustri » a Blake e afferma citando Eliot : « La poesia di Blake ha la sgradevolezza della grande poesia »[14]. Senza rivali quanto al « miracolo della parola », Blake non solo si pone contro la filosofia e la scienza empirica di Newton e Locke, ma sovverte la lingua stabilita con neologismi e pun.
Nobodaddy compare più di una volta nella sua opera : ne Il bimbetto sperso, ne Il bimbetto ritrovato dei Songs of Innoncence and Experience, e nel Manoscritto Rossetti, [La Fayette] : « Il vecchio Babbonemo […] ruttò e tossì. E disse “ Mi piace impiccare, strappare, squartare, quanto il muovere guerra, o massacrare” »[15]. Molti i riferimenti ai testi biblici[16] : Profeti 26 :11 « Le colonne del cielo traballano, restano attonite alla rampogna di lui » ; Apocalisse 6 :12 « E vidi, quand’ebbe aperto il sesto sigillo […] tutta la luna diventò come sangue » ; 9 :2 « E aprì il pozzo dell’abisso » ; 9 :11 « Avevan su loro come re l’angelo dell’abisso, il cui nome in ebraico è Abaddòn, in greco Apollyon, e in latino Sterminatore ». Abaddòn diventa Nobadada…e in fine: Nobodaddy.
12 ottobre 1968, Lacan afferma : « La cicatrice dell’evaporazione del padre è quello che potremmo trasmettere sotto la rubrica e il titolo generale di segregazione […] che caratterizza la nostra era […] e che non fa che moltiplicare le barriere »[17]. La clinica ci confronta oggi a tale cicatrice. Una madre indica al bimbo una stella quale funzione di padre : complicato spiegare al figlio che uno spermatozoo crioconservato è migrato nell’ovaio. Un reale inedito di fronte al quale, se non-tutto va lasciato alla scienza, nemmeno ci ergiamo a detentori di un sapere, a padri o padrini di un godimento e di un desiderio secondo il discorso del padrone, ma « docili » alle versioni possibili del daddy, un daddy nobody – nessuno, senza corpo. Una scommessa, a condizione di sapere che « nous n’avons plus aucune espèce d’idée de ce qui pour nous tracerait la voie du Bien »[18], e che la patria è da inventare sinthomaticamente.
Blake non è contemporaneo. Come gli psicoanalisti è transgenerazionale.
[1] Lacan J., Il Seminario, libro XXIII, Il sinthomo [1975-1976], a cura di A. Di Ciaccia, Roma, Astrolabio, 2006, p. 133.
[2] Miller J.-A. e Di Ciaccia A., L’Uno-Tutto-Solo, Astrolabio, 2018, p. 70.
[3] Ceronetti G., per le strade della vergine, Adelphi, Milano, 2016.
[4] Blake W., Tiger, in Ungaretti G., Visioni di William Blake, Mondadori, Milano, 2020, p. 39.
[5] Thompson E. P., Apocalisse e rivoluzione, R. Cortina, Milano, 1996, p. 5-6.
[6] « William Blake (1757-1827), le génie mystique », France culture, 11 décembre 2022, disponible sur internet : https://www.radiofrance.fr/franceculture/podcasts/l-art-est-la-matiere/william-blake-1757-1827-le-genie-mystique-1308237.
[7] Gilchrist A. in Thompson E. P., Apocalisse e rivoluzione, R. Cortina, Milano, 1996, p. 176.
[8] Blake W., Proverbi infernali, in Ungaretti G., op. cit., p. 127.
[9] Blake W., Il bimbetto sperso, in Ungaretti G., op. cit., p. 37.
[10] Blake W., La voce del diavolo, in Ungaretti G., op. cit., p. 121.
[11] Dodsworth E., W. Blake, Il matrimonio del cielo e dell’inferno. Canti d’innocenza e altri poemi, Carabba, Editore, Lanciano, 2011, p. 5.
[12] Ibid., p. 8-9.
[13] Blake W., A babbonemo, in Ungaretti G., op. cit., p. 65.
[14] Ungaretti G., Visioni di William Blake, op. cit., p. 9.
[15] Ibid., p. 73.
[16] Nobodaddy : Through the Bottomless Pit, Darkly, By L. Edwin Folsom, https://bq.blakearchive.org/9.2.folsom.
[17] Lacan J., Nota sul padre e l’universalismo, La psicoanalisi n° 33, Astrolabio, 2003, p. 9.
[18] Lacan J., Le Séminaire, livre XXI, « Les non-dupes errent », leçon du 15 janvier 1974, inedito, [trad. nostra].
Immagine : @ Frédéric Swoboda