« Non è niente! »[1], pubblicato nel 2022 ed editato per la prima volta nel 2010, è una fiaba che inizia con un piccolo coniglio che rovescia una tazza di latte e scoppia in lacrime. Papà coniglio, sorridendogli, gli risponde fiducioso : « non è niente, non è niente, non è niente ! », asciuga il latte versato e riempie nuovamente il bicchiere. Altri piccoli incidenti si susseguono : il piccolo coniglio rompe il suo piatto, rovescia un oggetto e, davanti a Papà coniglio sorpreso, dichiara con la stessa sicurezza : « non è niente! ». Fino al giorno in cui con un accendino non dà fuoco alla tana esclamando di nuovo : « non è niente! ». Questo è davvero troppo ! Papà coniglio lo caccia di casa. Il piccolo coniglio scopre allora una strana tana che non è altro che la gola del lupo. Nello stomaco del lupo si ritrova in compagnia di una piccola ranocchia che era stata ingoiata insieme al suo tavolo e a una candela. Quando la candela cade, il fuoco divampa nel ventre del lupo che, in preda a un attacco di tosse, sputa i due animali. Il piccolo coniglio cade, si fa male e scoppia a piangere. In lacrime torna dal padre che gli dice : « non è niente ! », ma questa volta è il piccolo coniglio che, urlando, gli risponde : « no! Non è vero che non è niente! ».
Chi non ha mai sentito un bambino molto piccolo ripetere il « non è niente! » prelevato dal discorso dell’Altro familiare ? Questo racconto fantastico si basa sull’aria dei tempi e ci rivela, a modo suo, una dimensione del malessere contemporaneo che l’attraversa. La formula « non è niente! » che punteggia il testo, testimonia in primo luogo il desiderio della figura che supporta quella del padre di consolare il bambino in lacrime. Ebbene, la frase viene ripresa dal bambino in una gara di. marachelle e provocazioni, dalla tazza rovesciata incidentalmente all’incendio appiccato alla tana volontariamente.
Questo racconto ci presenta un padre che ha il carico della « famil »[2] e che ha « dei lati estremamente gentili »[3], ma che è mancante rispetto all’introduzione di una parola che possa nominare e temperare gli eccessi di godimento. Il suo : « Vattene, esci di qui! » non introduce alcun limite. Siamo lontani da « tutta la mistagogia che fa di lui il tiranno »[4] che possiamo ritrovare nei miti freudiani. La mancanza di nominazione introduce un’altra forma di ferocia che nella favola si traduce nel precipitarsi del piccolo coniglio nella gola del lupo.
Sovvertendo il « non è niente ! » che incarna l’ideologia contemporanea di una educazione eccessivamente indulgente, nuova figura del super-io contemporaneo, questa fiaba rivela il suo lato mortificante : « la spinta al godimento » che illustra molto bene il piccolo coniglio preso in una metonimia trasgressiva.
Il padre che consola, ripara, rimette le cose al loro posto, asciuga le lacrime, non è il padre che nomina.
D’altronde, il fuoco che divampa per due volte nella tana e nello stomaco del lupo non ci indica forse la via di un : « padre, non vedi che (brucio)… ? »[5] « …che è qualcosa di grave ? ». È forse necessario che ci sia almeno un punto che sia serio, affinché ciò possa non esserlo ? Il ruolo della letteratura per l’infanzia consiste nell’introdurre senza gravità, ma non senza conseguenze, questioni che sono scottanti[6], lontano dalla visione ristretta dell’ideologia contemporanea sui genitori esasperati.
Riferimenti bibliografici dell’autore:
[1] Van Zeveren M., C’est pas grave, Paris, École des loisirs, 2022.
[2] Lacan J., Il seminario, libro XVII, Il rovescio della psicoanalisi, Torino, Einaudi, 2001, p. 120.
[3] Ibid., p. 157.
[4] Ibid.
[5] Freud S., (1899) L’interpretazione dei sogni, in Freud Opere, Torino, Bollati Boringhieri, vol. 3, p. 465.
[6] Cf. Parents exaspérés – enfants terribles, titre de la septième journée de l’Institut de l’enfant, tenutosi a Issy-les-Moulineaux, il 18 marzo 2023.
Traduzione : Emanuela Sabatini
Rilettura : Eleonora Renna
Immagine : © Valérie Locatelli