Istituzioni e soggettività dell’epoca
In media, le istituzioni in cui esercitiamo non sfuggono alla soggettività dell’epoca. Parafrasando Marie-Hélène Brousse, potremmo dire che l’istituzione come « “il sintomo cambia di aspetto secondo l’epoca”. Oggi sono le identità che contano e “quindi il sintomo prende la forma di un’identità” »[1], ciò non è senza conseguenza sulla forma delle istituzioni.
Con l’ascesa crescente del discorso scientifico, le istituzioni si sono ghettizzate.
Sotto l’influenza delle classificazioni come quelle del DSM non parliamo più di malattie psichiche ma di problema. Un problema elevato al rango di patologia : TCA, TOC, TDAH, tuti i Dis… A ciascun problema la sua istituzione. Ciò che fa segno della singolarità di ogni essere parlante – vale a dire il suo sinthomo – non è più da decifrare, né da interrogare, ma da rieducare, da riabilitare. La causalità psichica è evacuata ; le neuroscienze lo affermano, la causa si situa in un disfunzionamento cerebrale, e/o in un difetto genetico.
Attualmente, in ambito medico-sociale, le istituzioni polivalenti in fase preliminare, quelle che accolgono tutti coloro che ne fanno domanda, senza distinzione di diagnosi, come il CMPP, sono minacciate e le autorità chiedono loro di trasformarsi in piattaforme.
L’accoglienza e la cura saranno sostituite dalla valutazione normata e dall’orientamento verso istituzioni specializzate nel problema diagnostico, o verso dei praticanti privati per una « rapida presa in carico » – sic. Assistiamo alla sparizione programmata delle istituzioni tradizionali e della loro dimensione terapeutica.
Parallelamente a questo movimento di deistituzionalizzazione, il modello comunitario va a gonfie vele nell’ambito della cosiddetta salute mentale. In effetti, mentre le ARS non stanziano dei mezzi supplementari alle istituzioni « tradizionali », numerose iniziative « comunitarie » ottengono il sostegno di molti organismi pubblici[2]. Prendiamo l’esempio dei Clubhouses, che sono luoghi comunitari di autoaiuto e di attività diurne non medicali per le persone « che vivono con un problema psichico ». Fondati nel 1948 a New York, essi vengono presentati come un’alternativa alle strutture di cura. I Clubhouses puntano a un « recupero globale (medico, sociale, professionale) » dei loro membri. Per raggiungerlo, né psichiatra né psicologo, ma un luogo che si definisce come « benevolo e dove non si viene giudicati ». L’accento è posto sul metodo « innovativo » che consiste in una cogestione del Clubhouse fra impiegati e membri[3]. Al momento ne esistono cinque, ma sul sito di Clubhouse France possiamo leggere : « Il 31 agosto 2022, […] il modello Clubhouse è stato riconosciuto ufficialmente con la pubblicazione di una direttiva ministeriale. […] L’associazione entra nella sua terza fase di sviluppo : un cambiamento di proporzione e di obiettivo, con l’apertura di 5 nuovi Clubhouse fino al 2025 […] per accompagnare quasi 2500 membri in Francia. »[4]
Dal padre ai pari… al peggio ?
La moltiplicazione di queste strutture, imperniate su un’organizzazione orizzontale, e non più verticale, è paradigmatica dell’evaporazione del padre nelle nostre società, secondo l’espressione di Lacan nel 1968, e della sua predizione dell’ascesa delle segregazioni[5]. Queste istituzioni, che intendono fare a meno della funzione dell’eccezione, la misconoscono in quanto vettore di un desiderio particolare. Nell’istituzione evacuare l’eccezione vuol dire aprire la porta all’automatismo, alla regola che funziona da sola[6] e si traduce nell’esempio del Clubhouse, che ha come obiettivo « un recupero globale » per tutti i membri. È il rovescio della scommessa della psicoanalisi, che, basandosi sull’ultimo insegnamento di Lacan, offre al soggetto la possibilità di scegliere « la soluzione sinthomatica che meglio gli conviene »[7].
Riferimenti bibliografici dell’autore :
[1] Di Giorgio M. R., « Retour sur la venue de Marie-Hélène Brousse. Une leçon à trois temps », Site de l’ACF en Corse-Restonica, disponibile on line : https://acf-restonica.fr/une-lecon-a-trois-temps/ (traduzione libera del traduttore).
[2] AGEFIPH : Association nationale de gestion du fonds pour l’insertion professionnelle des personnes handicapées ; ARS : Agence régionale de santé ; Collectivités locales.
[3] Clubhouse France, « Un Tremplin vers une vie sociale et professionnelle active pour les personnes vivant avec un trouble psychique », sito internet, disponibile on line : https://www.clubhousefrance.org/l-association/le-modele-clubhouse/.
[4] Clubhouse France, « L’Histoire de notre association », disponibile on line : https://www.clubhousefrance.org/l-association/qui-sommes-nous/. (libera traduzione del traduttore).
[5] Cf. Lacan J., « Nota sul padre e l’universalismo », La Psicoanalisi, n°33, p. 9.
[6] Cf. Leblanc-Roïc V., « Le père, son nom, et au-delà. Usages du père aujourd’hui », Conferenza tenutasi a Bastia il 25 marzo 2023, inedita.
[7] Cf. Di Giorgio M. R., op. cit. (libera traduzione del traduttore).
Traduzione : Marianna Matteoni
Revisione : Elena Madera
Immagine : © Jos Tontlinger