Nella sua opera del 1942, La nozione di Autorità, Alexandre Kojève fa eco a livello politico a ciò che Lacan aveva già sottolineato nel suo testo del 1938 « I complessi familiari nella formazione dell’individuo » riguardante il declino del padre : « L’Autorità politica, amputata del suo membro ‟Padre”, diventa quindi necessariamente, nella misura in cui rimane politica, anzitutto un’Autorità di Capo »[1].
Cos’è l’Autorità per A. Kojève ? È soprattutto una relazione tra un agente e un paziente : il primo agisce sul secondo. Ma questo atto ha la particolarità di non incontrare alcuna opposizione da parte di colui su cui è diretto : il paziente, pur avendo la possibilità di opporsi, rinuncia alla realizzazione di questa possibilità. Perché ? Perché riconosce l’autorità dell’agente, ed è per questo che per A. Kojève l’autorità e il riconoscimento dell’autorità sono una cosa sola : nessuna autorità dell’agente è possibile se non c’è riconoscimento della sua autorità da parte del paziente. Inoltre, l’uso della forza è antinomico alla nozione di autorità. Se l’agente deve usarla perché il paziente obbedisca, ha perso la sua autorità. Lo stesso vale per qualsiasi forma di compromesso, spiegazione, giustificazione.
Per A. Kojève « l’Autorità Padre » è legata alla tradizione : il passato che determina il presente, la causa che genera l’effetto. Il prototipo è l’Autorità del Padre sul Figlio, ma abbiamo anche varianti, come quella del vecchio sul giovane, quella del morto (testamento) sul vivente, o addirittura l’autorità di Dio sull’uomo. Questo tipo di autorità è estratto dalla teoria scolastica o teologica.
Il tipo di Autorità del Capo deriva dalla teoria di Aristotele : è l’autorità di chi può prevedere, chi ha un progetto, rispetto a chi vive nell’immediato. Il prototipo è l’autorità del capo sulla sua banda, con le varianti : il direttore sull’impiegato, il maestro sull’allievo, lo scienziato sul tecnico[2].
Mi sembra che oggi – nei paesi occidentali – la forma di autorità politica preponderante sia quella del Capo come viene descritta da A. Kojève. È l’era dei tecnocrati, degli scienziati statistici e delle meta-analisi dell’INSERM che riescono a prevedere l’efficacia delle terapie. Questo è autorevole, almeno a livello statale. « È scientificamente provato, è oggettivo », dirà l’ultimo venuto, riconoscendo – e così facendo esistere – l’autorità dello scienziato, del Capo.
L’Autorità del Capo ha dunque sostituito quella del Padre. Servendoci delle lettere che ci sono familiari, si potrebbe dire che il distintivo del Padre, della tradizione – l’S1 – è stato sostituito dal sapere del Capo tecnocrate – l’S2 : ora è lui al posto dell’agente. L’altro, il paziente – per usare il termine di A. Kojève – inoltre è cambiato. Se il Padre aveva un’autorità sul Figlio, o addirittura sullo schiavo all’interno della famiglia, ora il Capo esercita la sua su un altro tipo di paziente : gestisce le masse umane (pensiamo in particolare alle politiche migratorie).
A. Kojève presenta un’altra conseguenza in seguito all’amputazione del Padre sotto il regime del Capo : « l’Autorità politica si scompone o si disgrega (si “divide”) proprio a causa di questa amputazione»[3] : divisione dei poteri politici, lo stato diventa instabile, è la rivoluzione permanente. Questo non è senza legame – per noi psicanalisti – con la pluralizzazione dei Nomi-del-Padre in seguito alla sua « evaporazione [che] produce altrettante significative identità che fanno comunità e cercano di imporsi a tutte le altre »[4].
Che sia l’Autorità del Padre o quella del Capo, è evidente che l’una come l’altra partecipano a un discorso di dominazione. Resta tuttavia una domanda : oggi ci sarebbe un tipo di autorità che non sia di dominio?
Riferimenti bibliografici dell’autore :
[1] Kojève A., La Notion de l’Autorité, Paris, Gallimard, 2004, p. 144. Versione in italiano : La Nozione di Autorità, Adelphi, 2011.
[2] Ci sono ancora due tipi di autorità per A. Kojève : quella del Giudice (teoria platonica) et quella del Padrone (Hegel). Sfortunatamente non avrò l’occasione di svilupparle qui, ma vi invito vivamente a riferirvi all’opera di A. Kojève.
[3] Kojève A., op. cit., p. 142.
[4] Cf. Poblome G., Clinica et critica del patriarcato, Argomento del congresso Pipol XI, https://www.pipol11.eu/argument/
Traduzione : Francesca Carmignani
Revisione : Elena Madera
Immagine : © Simon Vansteenwinckel