Il patriarcato, incarnato dai Nomi-del-Padre, orientava i soggetti operando sul godimento di ognuno, regolandolo grazie alla garanzia di identificazione che offriva loro. Con la sua fine, si apre la porta alla depatologizzazione, ossia a una pluralizzazione, attraverso un’infinità di norme, del godimento di ognuno « per mancanza di ogni norma sessuale »[1]. Una nuova norma ne nutre un’altra, programmando, in un ritorno in cortocircuito e senza mediazione, ciò che non cessa di ripetersi : un’infinità di norme è pronta a rispondere all’illimitato del sintomo.
Jacques-Alain Miller interpreta così la dipendenza : « La dipendenza è la radice del sintomo, fatta della reiterazione inestinguibile dello stesso Uno. È lo stesso, il che significa esattamente che non si addiziona […] In tal senso Lacan ha potuto dire che un sintomo è un et cætera »[2]. Aggiungiamo : spingendo verso l’illimitato.
Nell’epoca in cui la nascita di nuove terapie ha di mira l’oggetto della dipendenza piuttosto che l’essere parlante, è diventato fondamentale ricordare che la condizione dell’uomo è di essere alle prese con il godimento e il significante, e che questi ultimi, insieme al reale, orientano la nostra pratica. Lacan, nel 1973, in un’intervista a France Culture, afferma che quel che si ripete per il soggetto è « Un certo modo di godere. Il godere dell’essere parlante si articola, anzi è proprio per questo che va verso lo stereotipo, ma uno stereotipo che è lo stereotipo di ciascuno. C’è qualcosa che testimonia di una mancanza veramente essenziale […] L’Essere si misura con la mancanza tipica della norma »[3]. Misurarsi con questa mancanza significa misurarsi con qualcosa di folle[4], significa misurarsi con un buco.
Prendiamo l’esempio della depatologizzazione del consumo di cocaina, dopo quello della cannabis e vediamo come una versione del padre dimissionario riecheggi una versione del padre che « spinge il soggetto a ». Mentre si stanno appena misurando gli effetti della liberalizzazione della cannabis, la Stampa sottolinea che nei paesi coinvolti in questa liberalizzazione si annuncia già quello della cocaina; utilizzando i traffici, dell’una e dell’altra, i propri circuiti. Da sei mesi, un numero non trascurabile di articoli[5] si fa portavoce di una « spinta a » far passare il consumo di cocaina nella norma. J.-A. Miller, nel suo testo « Una fantasia », osserva che affinché un sintomo cessi « di essere un disorder », cessi di « di essere un disturbo dell’ordine naturale », « si deve fare una lobby »[6]. Si rivendica così, in modo insistente, che il consumo di droghe pesanti diventi un diritto generalizzato. Catalina Gil Pinzon, consulente indipendente sulle droghe, mostra chiaramente questa ideologia. Consegna le chiavi della responsabilità dell’assunzione di droghe ai futuri consumatori : « se la cocaina fosse in commercio, le persone avrebbero la scelta di acquistarla o meno ». Sottolinea che non ci sono solo rapporti problematici con le droghe e mette in dubbio che la cocaina crei dipendenza[7]. In Canada, la Columbia Britannica ha appena decriminalizzato le droghe pesanti. La loro vendita è oggi proibita, ma il cittadino non sarà più arrestato se ha con sé una dose inferiore a 2,5 grammi[8]. Si tratta qui del passaggio dal « tossicodipendente » al « consumatore giornaliero ». Il nuovo Presidente della Colombia, Gustavo Petro ha dichiarato alle Nazioni Unite che la produzione e la vendita di cocaina dovrebbero essere nazionalizzate al fine di liberalizzarne, come per la cannabis, il consumo e raccoglierne i ricchi frutti finanziari. Si riferisce a questo flagello attraverso il prisma della malattia del consumatore, spiegando così gli effetti nocivi del consumo in termini di patologia[9].
Di fronte a ciò che è ideologico, l’orientamento lacaniano tiene conto di ciò che fallisce, di ciò che fa buco nel soggetto, puntando alla sintomatizzazione del proprio godimento[10], nel senso di operare [o-pèrer][11] l’ancoraggio di quest’ultimo – sempre in eccesso – a qualche significante.
Riferimenti bibliografici dell’autore :
* In francese, l’inserimento del trattino nel verbo opère fa emergere un riferimento al padre [père] che si perde in italiano.
[1] Lacan J., « Il godere dell’essere parlante si articola », La Psicoanalisi, n°70, luglio-dicembre 2021, p. 11.
[2] Miller J.-A., « Leggere un sintomo », Attualità lacaniana, n°14, gennaio-giugno 2012, p. 27.
[3] Lacan J., « Il godere dell’essere parlante si articola », op. cit., p. 11.
[4] Cf. ibid.
[5] Carrar C., « Faut-il légaliser la cocaïne ? », Courrier international, n°1675, 7 dicembre 2022, p. 32-40, disponibile su internet.
[6] Miller J.-A., « Una fantasia », La Psicoanalisi, n°38, luglio-dicembre 2015, p. 33.
[7] Cf. Quesada J. D., « Drogues. Pourquoi la Colombie s’est saisie de la légalisation de la cocaïne », Courrier international, 11 décembre 2022, tradotto da El Paìs America, 28 octobre 2022.
[8] Cf. Jouan H., « Le Canada expérimente la décriminalisation des drogues ‟dures” », Le Monde, 29 gennaio 2023, disponibile su internet.
[9] Cf. Quesada J. D., « Drogues. Pourquoi la Colombie s’est saisie de la légalisation de la cocaïne », op. cit.
[10] Cf. Cassin R., « Roadmovie », La Cause freudienne, n°59, février 2005, p. 33.
[11] Vedi nota 1.
Traduzione : Ilaria Papandrea
Revisione : Elena Madera
Immagine : © Lucas Castel