Padre reale, immaginario, simbolico – Philippe Benichou

© Atelier d’Art de la Baraque – https://www.ateliers-la-baraque.be/

La tripartizione della funzione paterna, reale, immaginaria, simbolica, nell’insegnamento di Lacan è un punto di riferimento concettuale fondamentale per distinguere i padri messi in questione nelle diverse critiche del patriarcato. Il padre simbolico in quanto morto non è il padre immaginario feroce e agente della privazione e neanche il padre reale, troppo spesso interpretato nel registro immaginario, padre sempre carente nell’assicurare la sua funzione.

Lacan ha distinto due funzioni del Nome del Padre. Quella della metafora paterna di cui Valérie Lorette ne ricorda l’importanza, poi verso la fine del suo insegnamento, quella della nominazione che Liana Velado tratta nel suo testo, sul fondo dell’attuale polverizzazione del padre identificata da Jacques-Alain Miller.

È di un padre reale morto quando Vilette d’Urso era bambina che si parla nel suo romanzo letto da Frédérique Bouvet, un padre di cui lei cerca di scriverne la storia per trattare la sua perdita. Padre eroe molto diverso dal padre goditore di cui il cantautore Johnny Cash ha raccontato l’incidenza sulla sua propria vita nella sua autobiografia, letta da Guillaume Miant. Troviamo un’altra versione del padre morto, un padre prodotto dalla scienza al servizio di una volontà espressa da un soggetto deceduto nel testo di José R. Ubieto.

Isabelle Rialet-Meneux abborda la nuova radicalità del lesbismo politico contemporaneo che considera come conseguenza del patriarcato la dominazione maschile e non la funzione paterna, e ci mostra che questo tipo di lesbismo partecipa a un rigetto dell’inconscio.

Infine, l’attualità della guerra ci ricorda l’incubo che prende forma quando la ferocia del padre immaginario si incarna nell’autorità politica, come lo mostra Egor Tsvetkov nel suo testo, un’autorità che si manifesta nel linguaggio.

Traduzione : Elena Madera
Revisione : Michela Perini

Immagine : © Atelier d’Art de la Baraque