Il poeta anarchico – Olivier De Ville

Fred Treffel – http://www.fredtreffel.com/

Potremmo trovare una risposta al patriarcato dal lato dell’anarchia ? Fernando Pessoa ha pubblicato durante la sua vita, e sotto il suo nome, un racconto dal titolo provocatorio : Il Banchiere anarchico[1]. Vi descrive una conversazione a fine pasto tra commensali di cui uno è banchiere. Quest’ultimo afferma essere un anarchico non solo in teoria, ma anche in pratica :« La mia vita ne è la prova »[2], aggiunge.

La lotta di questo banchiere è quella della libertà, certamente in nome della società – tuttavia, in questo si dichiara impotente, solo una rivoluzione sociale mondiale potrebbe liberare la società[3] – ma soprattutto a titolo individuale. E qual è il nemico della libertà ? « Il vero male, l’unico male, sono le convenzioni e le finzioni sociali, che si sovrappongono alle realtà naturali – famiglia, denaro, religione, Stato. […] Eppure, perché queste finzioni sociali sono cattive ? Perché esse sono delle finzioni, perché esse non sono naturali. Il denaro è cattivo tanto quanto lo Stato, la famiglia non vale più della religione. »[4]

Ma che cos’è questo « naturale » che appare in quasi tutte le pagine del racconto del poeta ? Sarebbe questo il punto d’appoggio che utilizza il nostro anarchico come luogo di una garanzia – la natura come Altro dell’Altro –, che conferisce all’anarchia la sua autorità…e dunque la sua impostura, per parafrasare Domenico Cosenza nel suo testo d’orientamento ?[5] Mi sembra che non sia affatto così. Il movimento del testo parte da questa constatazione : « mi sentivo indignato, ho voluto comprendere la mia rivolta »[6]. Dietro questa affermazione, troviamo finalmente un’esitazione, una divisione : « A meno…A meno che […] sì, che un individuo nasca per essere schiavo – si arrabbia il banchiere –, che nasca naturalmente schiavo […], essendo la libertà contraria alla sua natura, sarebbe per lui una tirannia »[7]. Risata dell’interlocutore. E la libertà si trasforma nel suo contrario, in tirannia.

Per questa nuova edizione di Nobodaddy, ritroviamo con grande piacere il seguito del testo di Clotilde Leguil, che si intitola « Critica del monopolio del godimento legittimo », magnifica analisi del termine patriarcato che, qui, « fa risuonare una critica dell’abuso ».

Pierre-Marie Pochou ci incanta con un’interpretazione inedita di un corto testo se non conosciuto da tutti, conosciuto dalla maggioranza : l’imbarazzante Padre nostro cristiano. Ne sarete sorpresi !

Marcela Ana Negro ci propone un testo incisivo che domanda qual è l’autorità dei genitori nell’epoca della dittatura dell’oggetto.

Infine, Sébastien Dauguet ci propone un ingresso nell’opera di Toni Morrison, premio Nobel per la letteratura, di cui l’opera passa attraverso e supera la denuncia dello « schema narrativo internalizzato dai bambini neri, quello del padrone, bianco, che è prima di tutto quello di un uomo ». Un testo incisivo da scoprire !

Buona lettura !

[1]Pessoa F., Le Banquier anarchiste, in Baldacchino A., Jourdain E., Le Testament du banquier anarchiste, Montreuil, Libertalia, 2020, p. 149-188. Edizione in italiano : Il banchiere anarchico, Nova Delphi, 2010.
[2]Ibid., p. 149. (Libera traduzione della traduttrice)
[3] Cf. ibid., p. 163.
[4] Ibid., p. 154. (Libera traduzione della traduttrice)
[5] Cf. Cosenza D., « Autoritarismi », Testo di orientamento, Blog Nobodaddy, Pipol 11, 27 gennaio 2023, disponibile su internet.
[6]Pessoa F., Le Banquier anarchiste, op. cit., p. 152. (Libera traduzione della traduttrice)
[7] Ibid., p. 188. (Libera traduzione della traduttrice)

Traduzione : Maura Ragni
Revisione : Michela Perini

Immagine : ©Fred Treffel