Un brutto risveglio : dalla decostruzione al wokismoMatteo Bonazzi

Image : © Fabien de Cugnac – https://cugnac.com/

Il discorso woke si diffonde a margine della decostruzione divenuta Zeitgeist. Se questa è la sua origine, i suoi effetti tendono a biforcarsi : da una parte il « wokismo » additato da destra, contro il quale si procede per difendere le identità della tradizione ; dall’altra, la comunità woke di sinistra, che si batte in difesa delle identità delle minoranze che quella stessa tradizione marginalizza. Che cosa condividono queste due istanze ? « Per un curioso effetto di chiasma, la follery, che dà il suo stile individuale all’intellettuale di sinistra, finisce benissimo in una knavery di gruppo, in una canaglieria collettiva. »[1]

A ben vedere, la decostruzione, nata filosoficamente in Francia, diventa un fenomeno culturale di ritorno dagli Stati Uniti d’America[2]. Trasformata in metodo e nuova Weltanschauung, perde così la sua dimensione etica per diffondersi in modalità critico-dialettica. Stranamente, la posizione del soggetto che difende la propria identità (padronale o di minoranza) sembra immune ai suoi effetti, probabilmente perché il wokismo, ideologicamente, ne stempera la radicalità interpretandoli in chiave rivoluzionaria e non sovversiva.

Una certa prossimità legava i decostruzionisti[3] e Lacan, una prossimità che dipendeva da un particolare modo di fraintendersi. Nel criticarlo, lo leggevano e condividevano con lui la questione centrale che riguardava l’epoca. Oggi, però, siamo altrove, come già sottolineava Jacques Derrida dieci anni dopo la morte di Lacan : « ciò che la piatta restaurazione in corso tenta di coprire, di denegare o di censurare, è che niente di quello che ha potuto trasformare lo spazio del pensiero nel corso degli ultimi decenni sarebbe stato possibile senza qualche spiegazione con Lacan.»[4].

La clinica del patriarcato può allora aiutarci a dimostrare che nel secolo XXI un altro risveglio è possibile, a condizione di rileggere a rovescio la nostra tradizione, orientandone la trasmissione a partire dall’etica dell’oggetto[5]. Si tratterebbe di mostrare, caso per caso, che c’è dell’indecostruibile e che questo punto, più che sull’idea di giustizia, poggia sull’ambivalenza costitutiva dell’oggetto, per cui « tutto comincia, anche la stessa fedeltà, anche il giuramento, con un imperdonabile spergiuro. »[6]

Al brutto risveglio del wokismo, bisognerebbe allora iniziare a ricordare quello che Lacan sottolineava nel momento di concludere, ovvero che il risveglio (woke) è un sogno nel sogno, il sogno dell’eternità, dell’assenza di tempo : la fine del dire[7].

[1] Lacan J., Il Seminario. Libro VII, L’etica della psicoanalisi, 1959-60, ed. it. a c. di A. Di Ciaccia, tr. it. di M.D. Contri, R. Cavasola e A. Di Ciaccia, Einaudi, Torino, 2008, p. 232.
[2] Questa è la tesi di François Cusset in French Theory. Foucault, Derrida, Deleuze & Co. all’assalto dell’America, Il Saggiatore, Milano 2003.
[3] Cf. Lacan J., Il Seminario. Libro XX. Ancora, 1972-73, ed .it. a c. di A. Di Ciaccia, tr. it. di A. Di Ciaccia e L. Longato, Einaudi, Torino 2011, p. 62.
[4] Derrida J., « Pour l’amour de Lacan », Lacan avec les philosophes, Paris, Albin Michel, 1991, p. 397-420, tr. it., Per l’amore di Lacan, in « aut aut », n. 260-261, 1994, p. 155.
[5] Cf. Lacan J., « Televisione », Altri scritti, ed. it. a c. di A. Di Ciaccia, Einaudi, Torino, 2013, p. 532.
[6] Derrida J., Toccare, Jean-Luc Nancy, tr. it. di A. Calzolari, Marietti, Genova-Milano, 2007, p. 122.
[7] Cf. Lacan J., Le Séminaire. Livre XXV, Le moment de conclure, 1977-78, inedito.

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