Quale autorità per i padri oggi ? – Marcela Ana Negro

©Laurence Malghem

Viviamo in un tempo comandato dall’unione del mercato e della tecnoscienza che ha prodotto un effetto radicale sulla soggettività : la perdita della credenza nell’ordine offerto dal Nome del Padre.

Il mondo ha respinto il credito che prima dava all’Altro, perché vi si è infiltrato il regime dell’autocontrollo.

I bambini non ammettono l’autorità dell’adulto, semplicemente perché ce l’hanno : siamo nell’era della dittatura dell’oggetto, qualunque forma assuma : gadget o bambino.

Un’analizzante diceva che quando le parole non bastavano e la sua spiegazione si trasformava in discussione perché suo figlio non accettava il limite, diventava insistente e la situazione degenerava, finiva per dire al bambino che sarebbe andata nella sua stanza per pochi minuti con la porta chiusa. Lo faceva per mettere le cose in chiaro. Dimostrava un saperci fare di cui non era a conoscenza, motivo per cui viveva la sua decisione con angoscia e senso di colpa.

Quando il limite non opera barrando il figlio, il limite deve essere localizzato altrove, cioè barrando l’altro. Bisogna chiudere qualche porta ; oggi non è quella della stanza del bambino punito, è quella della madre. In questo modo si ritira e lascia cadere l’oggetto che non poteva essere rilasciato. Qui c’è trasmissione di un desiderio non anonimo.

In un mondo in cui l’oggetto è a portata di mano, adatto ad essere consumato in qualsiasi momento e poi scartato, come sancirlo perduto da sempre e per sempre ? Mettendo in gioco la sua cessione in qualche modo. Se non si toglie al bambino, allora bisognerà ubicarlo rinunciando al proprio.

Queste scene in cui si lotta per avere il controllo mostrano che l’autorità in quanto tale è persa, che non c’è Altro, bensì altri. In queste situazioni, ciò che è realmente in gioco sono l’oggetto sguardo e la voce. È necessario che l’altro, partner del bambino, in qualche modo accetti di sottrarsi rinunciando all’oggetto in cui sono diventati, da un lato, il bambino per la madre e, dall’altro, la madre per il bambino (ciascuno diventa l’oggetto dell’altro), e produca un taglio.

In un mondo senza mancanza, la mancanza deve essere generata in qualche modo. La trasmissione è far sapere al bambino che può averla. Questo è dare uno strumento in modo che non resti solo : senza Altro e incaricato di incarnare la legge. Perché se deve farla lui, non è più la legge del desiderio, è la sua, quella della sua libertà : una legge di ferro.

C’è trasmissione fintanto che qualcuno, quando necessario, si occupa di épater[1] e di redistribuire il godimento. In quell’atto c’è anche un dono d’amore. In questa epoca, si tratta di avere un impatto, non nel modo di accedere facendo sembiante di comandare[2], ma sotto forma di amore : dare ciò che non si ha a qualcuno che non lo è.

Quindi quale autorità possono avere i genitori in un mondo che non crede più nell’autorità ? Quella di trasmettere che c’è la possibilità per ognuno di cedere il proprio godimento. Si tratta di vagliare il punto più reale di cosa sia l’operazione di trasmissione, quella che si può fare solo nell’atto e quindi trasforma solo il proprio soggetto. Ma è una scommessa : una scommessa che qualcuno che è carente degli strumenti del padre sarà toccato da qualcosa di quell’atto e lo porterà a sapere che ci sono strumenti e di che ordine sono.

[1] Cf. Lacan J., Il Seminario, libro XIX, …o peggio, Einaudi, Torino, 2020, p. 204.
é-pater sbalordire, gioco di parole tra il termine latino pater, padre, e il verbo épater, sbalordire fare colpo.
[2] Lacan J., « Il sintomo », Conferenza a Ginevra, La Psicoanalisi, n°2, Astrolabio, Roma, 1987.

Traduzione : Carolina Vignoli
Revisione : Michela Perini

Immagine: ©Laurence Malghem