Alla ricerca delle lucciole – Leonardo Leonardi

© Fred Swoboda – https://www.swoboda.be/fr

« Quanto a me […] sia chiaro : […] darei l’intera Montedison per una lucciola »[1].

A cento anni dalla nascita di Pasolini ricordiamo « L’articolo delle lucciole »[2], in cui descriveva il mutamento dell’Altro sociale : « Nei primi anni sessanta, a causa dell’inquinamento […] sono cominciate a scomparire le lucciole. […] Dopo pochi anni, le lucciole non c’erano più. Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato : e un uomo anziano che abbia un tale ricordo, non può riconoscere nei nuovi giovani sé stesso giovane […]. Dopo la scomparsa delle lucciole […] Chiesa, patria, famiglia, obbedienza, ordine, non contano più. […] A sostituirli sono i ‟valori” di un nuovo tipo di civiltà, totalmente ‟altra” rispetto alla civiltà contadina e paleoindustriale »[3].

Sintetizza Giuliana Kantzà : « Il nostro contemporaneo ha destituito la funzione paterna nella sua consistenza, nella sua eredità fondativa »[4]. Con l’evaporazione del padre, gli individui rischiano di ridursi a pezzi staccati isolati nel proprio godimento e anche l’accudimento dei figli, funzione originariamente materna, ne subisce le conseguenze. La supplenza è offerta dalle leggi dello stato, con al centro il giudice. La legge dell’Altro si riduce alle procedure e alla burocrazia che le amministra. Burocrazia : dal francese bureau, « ufficio », e dal greco κρατέω, « dominio ». Del padre, rimangono i cascami. Le vittime di omicidio in famiglia[5], sono la dolorosa testimonianza del posto lasciato vuoto, e che non è un vuoto qualsiasi, ma il vuoto di un supporto alla legge, alla sussistenza di un’interdizione. Utile a cosa ? Lacan sui comandamenti è esplicito, ma dobbiamo ancora rifletterci : « non mi fermerei tanto sul loro carattere interdittivo, ma direi […] che forse non sono altro che i comandamenti della parola, voglio dire che esplicitano ciò senza di cui non c’è parola – non ho detto discorso – possibile »[6]. Oggi riconosciamo gli effetti diffusi nel sociale, dell’inconsistenza che Pasolini descriveva con amarezza : « Essi sono divenuti in pochi anni […] un popolo degenerato, ridicolo, mostruoso, criminale »[7]. All’autorità del giudice, sempre più spesso, si rivolge la domanda del soggetto, nell’isterica ricerca di un padrone distante e impersonale. Ma la sua manifestazione è la sentenza scritta, non la parola. La verità dei tribunali è solo giuridica e il soggetto è sottomesso solo alle significazioni degli atti giudiziari.

Nonostante ciò, la debilità dei soggetti prende la via giudiziaria : per esempio nei processi di transizione e nella prescrizione di cure agli adolescenti. Un provvedimento giudiziario può sembrare l’ultima sponda utile per chi è soggiogato al godimento senza limiti. La sentenza può però richiamare il soggetto a un possibile rapporto con l’Altro e alla propria responsabilità, nel senso etimologico del respondeo, cioè rimandare all’altro promettendo qualcosa, ossia attivando la parola. In questo spazio della civitas, la lanterna della psicoanalisi ha un posto, perché « naturalmente, per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla »[8].

Riferimenti bibliografici dell’autore :
[1] Pasolini P.P., « 1°febbraio 1975. L’articolo delle lucciole », Scritti corsari, Garzanti, Milano, 2008, p. 134.
[2] Lo stesso articolo era stato pubblicato sul  « Corriere della sera » con il titolo « Il vuoto del potere in Italia ».
[3] Pasolini P.P., « 1°febbraio 1975. L’articolo delle lucciole », op. cit., pp. 129-131.
[4] Kantzà G., Evaporazione del padre, Mimesis, Milano, 2021, p. 3.
[5] https://www.istat.it/it/files/2021/02/Report-Vittime-omicidio_2019.pdf.
[6] Lacan J., Il Seminario, Libro VII, L’etica della psicoanalisi, Torino, Einaudi, 2008, p. 81.
[7] Pasolini P.P., « 1°febbraio 1975. L’articolo delle lucciole », op. cit., p. 131.
[8] Ibidem.

Immagine : © Fred Swoboda