Warhol : a che servono i padri nei momenti bui ? – Cristóbal Farriol

© Frédéric Treffel – https://www.fredtreffel.com/

Andy Warhol fa a meno del Nome-del-Padre a condizione di servirsene ?[1] Alcuni elementi della sua vita possono suscitare questa domanda. A modo suo, A. Warhol fa un po’ come Freud : la dove il Viennese modifichò il suo nome – Sigismund diventa Sigmund –, il Pittsburghese modifica il suo nome e il cognome di famiglia – Andrew Warhola devient Andy Warhol. Questa ostinazione a farsi un nuovo nome, che può apparire aneddottica, troverà un tutt’altro valore se la leggiamo con altri posizionanementi soggettivi dell’artista. Poiché, dopo tutto, se Freud ha tentato di salvare il padre, Warhol non sembra preoccuparsene affatto.

Figlio di immigrati ruteni a Pittsburgh, cresce in condizioni molto modeste. Ciò non impedirà la coppia parentale, e soprattutto il padre, di sostenere le aspirazioni artistiche del giovane ragazzo. Tuttavia, là dove un approccio psicologizzante potrebbe pensare a un « padre presente », questa figura paterna resta appena accennata nel discorso del celebre artista[2]. Questa omissione non sembra indicare un evitamento ma piuttosto una sorta di indifferenza che riguarda le cose del padre.

Questo possiamo leggerlo in una sua intervista. Un giovane storico dell’arte gli chiede se si considera il padre della Pop art. Impassibile, Warhol dice che preferisce fare a meno di un tale statuto. Il nostro intervistatore insiste con questo genere di ideologia, senza disturbare il disprezzo dell’artista. Impotente, conclude col chiedergli se è d’accordo nel considerare Stuart Davis come uno dei padri della Pop art. Alla fine infastidito Warhol risponde più o meno così : Perchè insistere col mettere il padre in questa storia ? Il padre è qualcosa di noioso, come nei film di Shirley Temple : là dove lei si diverte, il padre arriva ogni volta a rovinare tutto. Con l’arte è la stessa cosa. Oppure vedete ciò che è successo con la retrospettiva di Monet al MoMA : tutti l’hanno preso come il padre dell’espressionismo astratto. E ciò a che cosa ha portato ? I collezionisti hanno smesso di comprare ai giovani pittori per mettersi a comperare dei Monet. Volete la stessa sorte per la Pop art ? [3]

Una cosa è chiara : se il padre permette all’intervistatore di orientarsi in questa finzione chiamata storia dell’arte, per Warhol il padre resta un ostacolo, anzi un elemento inutile per l’arte. Warhol rifiuta così non solo il suo nome e cognome, ma anche l’aforisma di Hölderlin. Mentre il tedesco si chiede a che cosa servono i poeti nei momenti di difficoltà ? (wozu Dichter in dürftiger Zeit ?), Warhol ci chiede : a che servono i padri nei momenti bui ?

Riferimenti bibliografici dell’autore :
[1] Cf. Lacan J., Le Séminaire, livre XXIII, Le Sinthome, texte établi par J.-A. Miller, Paris, Seuil, 2005, p. 136.
[2] « Le candide Andy Warhol » : premier épisode de la série podcast, L’esprit de Warhol, France Culture, disponible sur internet : https://www.radiofrance.fr/franceculture/podcasts/la-compagnie-des-oeuvres/le-candide-andy-warhol-8113600.
[3] Cf. Bourdon D., « Warhol interviews Bourdon », I’ll Be Your Mirror : The Selected Andy Warhol Interviews, 1st edition., K. Goldsmith, Éd. New York : Da Capo Press, 1962, p. 6‑14.

Traduzione : Maura Ragni
Revisione : Elena Madera

Immagine : © Frédéric Treffel