Goliarda Sapienza, dal padre all’avvocato – Bérengère Remy

Pubblicata e tradotta in Francia dalle Éditions Le Tripode, a partire dal 2015, nove anni dopo la morte di Goliarda Sapienza, l’opera di colei che si definiva come una « religiosa marxista spretata »[1] fu inizialmente censurata in Italia.

G. Sapienza è nata in Sicilia nel 1924, sotto il regime fascista, in una famiglia di rivoluzionari anarchici. Ultima di una fratria numerosa e ricomposta, è la sola figlia della coppia a restare in vita.

Sua madre fu una figura del socialismo italiano e suo padre anarchico fu avvocato di professione. Insieme, fondarono un giornale, Il Grido del Popolo, il cui nome testiomonia l’impegno politico della linea editoriale.

Dopo una breve carriera di attrice riconociuta, G. Sapienza sceglie la scrittura per sviluppare le questioni che hanno intimamente segnato la sua esistenza e la storia dell’Italia del XX secolo.

Nella nota dell’editore, Lettere aperte è considerata come l’opera inaugurale e nodale degli scritti di G. Sapienza. Con uno stile che ricorda a volte l’associazione libera, il testo è scritto dopo che l’autrice è stata « per due volte sul punto di morire “per mano propria” »[2], cosa che le è costata l’internamento e l’incontro con la psicoanalisi. G. Sapienza ci mette subito in guardia : ciò che cerca non è la verità, è una « bella sfilza di menzogne »[3] che si tratta di ordinare attraverso il lavoro della scrittura.

Un’apostrofe al lettore per provare a non vacillare di fronte a un reale insopportabile che riecheggia il grido di sua madre internata in psichiatria : « ‟Non la violentare !” »[4] Un grido che G. Sapienza avrebbe preferito non sentire, per non incorrere nel rischio di essere « obbligata a riconoscere il viso al quale era indirizzato »[5].

È grazie a un viaggio a ritroso, da Roma verso la Sicilia, dai suoi quarantun’anni al tempo dell’infanzia, accompagnata dal lettore, che Goliarda si avvicinerà, attraverso una serie di circonvoluzioni, alla possibilità di svelare il destinatario del grido materno. Si tratta del padre, un padre che ha goduto di una delle figlie maggiori della madre di Goliarda.

Alla domanda di Jacques-Alain Miller, « Le père, comment s’en débarrasser ? Est-il possible de s’en défaire? »[6], Goliarda prova a rispondere con il rifiuto del significante padre. « Non uccisi mio padre, ma a partire da quella notte lo chiamai sempre l’avvocato. Lo detestavo »[7]. L’autrice tesse qui una variante del padre che le permette di estraniarsi da lui, non potendosene liberare del tutto.

Goliarda non ha a che fare solamente con un padre violentatore, ma anche con un padre che detta la propria legge. Un padre che, talvolta, la porta al ristorante « come la signora e il signore che non [sono] »[8]. O ancora, un padre che distribuisce i ruoli e le possibilità tra maschi e femmine, privando così Goliarda della prospettiva di diventare un brigante ricorrendo semplicemente al proprio arbitrio.

G. Sapienza ci offre una visione sovversiva dell’incesto, basata su ciò che ha toccato intimamente la sua famiglia, fino a far impazzire sua madre, e su ciò che ha colto con i suoi occhi di bambina da due coppie incestuose del suo quartiere, un padre e sua figlia e una madre e suo figlio.

« L’attrazione carnale e fantasmatica non conosce limiti e non ne scaturiscono mostri e disgrazie se non come in tutti gli altri accoppiamenti. »[9] Alla fine, l’incesto le apparirà come un « terribile evento naturale, come la nascita e la morte »[10].

G. Sapienza ci offre da leggere una scrittura necessaria come tentativo di annodamento al posto di un reale che lei nominerà a suo modo Le Certezze del dubbio[11], titolo della sua ultima opera autobiografica.

Riferementi bibliografici dell’autore :
[1] Navarre J., Navarre J.-P., « Goliarda Sapienza (1924-1996), la Madone indocile », France Culture, documentario del 13 febbraio 2021.
[2] Sapienza G., Lettre ouverte, Paris, Le Tripode, 2021, p. 13 (traduzione libera del traduttore). Edizione in italiano : Lettera aperta¸ Torino, Einaudi, 2017.
[3] Ibid., p. 15 (traduzione libera del traduttore).
[4] Ibid., p. 33 (traduzione libera del traduttore).
[5] Ibid., p. 34.
[6] Miller J.-A., « Nous n’en pouvons plus du père ! », Hebdo-blog, n°269, 8 mai 2022, p. 25.
[7] Sapienza G., Lettre ouverte, op. cit., p. 77.
[8] Ibid., p. 63.
[9] Ibid., p. 175.
[10] Ibid., p. 176.
[11] Sapienza G., Les Certitudes du doute, Paris, Le Tripode, 2015. Edizione in italiano : Le certezze del dubbio¸ Torino, Einaudi, 2013.

Traduzione : Elena Madera
Revisione : Ilaria Papandrea